mercoledì 5 giugno 2013

Speciale Betta Splendens

E' probabilmente uno dei pesci più ammirati e contemplati, il Betta Splendens, elegantissimo e particolare dal carattere bellicoso. Al giorno d'oggi esistono diverse varianti di questa specie, spesso ben lontane dall'aspetto che questo pesce aveva in origine: infatti non sono stati i suoi colori e le sue pinne, come si potrebbe pensare, a rendere famoso il Betta Splendens, bensì il suo carattere aggressivo e la sua indole. E' altresì noto che nella sua zona d'origine veniva inizialmente chiamato "pla kat" ossia pesce che morde; ed è proprio questa caratteristica che lo rende ancora oggi protagonista di una tradizione assai triste in Thailandia: i combattimenti tra Betta. Ma vediamo di approfondire la conoscenza di questo famosissimo Ananbantide: come già accennato, il suo habitat si estende dalla Thailandia al Vietnam, e più precisamente in acque del tutto inaspettate: le risaie e le pozze d'acqua. Chiaramente i Betta abitano anche i fiumi, come il Mekong, ma le risaie restano la loro principale "casa". Da qui si è diffusa la convinzione, sbagliatissima, che questi pesci stiano bene anche in volumi d'acqua molto ridotti, come bocce, acquarietti da un litro o poco più e, peggio ancora, in vasi insieme ai fiori, da tenere semplicemente come decorazione; è vero che vivendo anche in pozze d'acqua sono abituati a litraggi bassi, ma non bisogna dimenticare che si tratta di una situazione provvisoria, infatti con l'arrivo delle piogge le pozze diventano più grandi, permettendo al Betta di potersi muovere meglio. Sottolineo quindi il concetto che è assolutamente improponibile mettere un Betta in pochi litri d'acqua, per quanto i negozianti o pareri letti su internet possano cercare di convincervi del contrario.







corso d'acqua thailandese














risaia




Un habitat difficile come le pozze d'acqua, spesso fangose, ha posto il Betta di fronte ad uno scalino evolutivo obbligatorio: la formazione di un organo supplementare, il labirinto. A cosa serve il labirinto? Il labirinto serve a prelevare aria atmosferica, perchè in questo modo il Betta è in grado di ossigenare i tessuti continuando a vivere in acque povere di ossigeno; quest organo serve quindi a completare il lavoro delle branchie, che in questo pesce non sono completamente formate. Vedrete spesso il Betta quindi salire in superficie a prelevare aria, e mentre è in acqua stare con la bocca chiusa senza il classico boccheggiare. La formazione del labirinto in natura è sicuramente un vantaggio, ma se allevati questo può diventare uno svantaggio: innanzitutto la vasca che lo ospita deve essere chiusa, perchè nel caso l'aria sopra la vasca sia più fredda e secca dell'acqua in cui vive, il labirinto potrebbe infiammarsi facendo ammalare il pesce. Inoltre, una volta chiusa, deve sempre esserci spazio tra l'acqua e il coperchio in modo che ci sia aria cosi che il Betta possa prendere l'aria e allo stesso tempo non devono esserci punti in cui questo si possa incastrare: se non dovesse riuscire a risalire per prendere aria morirebbe, paradossalmente, annegato. Il labirinto si colloca posteriormente agli occhi, al di sopra delle branchie; posteriormente ed inferiormente al labirinto troviamo il cuore, e posteriormente a quest ultimo troveremo reni, fegato, pacchetto gastrointestinale e vescica natatoria.  La vescica natatoria è un organo importantissimo in tutti i pesci, Betta Splendens compreso, perchè permette al pesce di restare in asse e di poter controllare il nuoto; malattie e/o infiammazioni di questa possono causare problemi negli spostamenti dei pesci, essi non riescono a rimanere dritti, o ad andare sul fondo o in superficie. Dal momento che spesso questi problemi sono causati da un'eccessiva alimentazione che causa a sua volta un rigonfiamento del pacchetto gastrointestinale (a cui il Betta è spesso soggetto), si consiglia di nutrirlo con parsimonia variando i tipi di cibo, prediligendo il granulare rispetto ai fiocchi (che possono causare problemi di costipazione e gonfiore).

Varietà Betta Splendens
Come precedentemente introdotto, il pesce combattente che conosciamo oggi è piuttosto diverso, morfologicamente parlando, dal Betta Splendens originario, partendo dalle pinne:





Betta Splendens simile al wild








Betta crowntail














Betta deltatail

















Betta doubletail














Betta halfmoon


















diversi Betta plakat










Anni ed anni di selezione hanno portato il Betta Splendens ad avere i colori e le forme più disparate, allontanandosi da ciò che era il Betta originale. Solo una di queste varietà sopraelencate (che include solo alcuni delle tipologie di Betta) rimane simile alla forma wild, ossia il Plakat, che conserva inoltre il nome originale proprio per questa somiglianza. Prima di entrare nel dettaglio delle forme e dei colori, è opportuno sapere qualche cenno di anatomia di questi splendidi pesci:



anatomia di un Betta Splendens halfmoon: possiamo notare tre pinne impari e due pari. Una pinna caudale, una anale, ed una dorsale; due pinne pettorali e due ventrali.













In base alla forma ed alla lunghezza delle pinne possiamo distinguere varie tipologie di Betta:
Betta Plakat: è il Betta a pinne corte, più simile alla forma originaria, presenta le pinne meno sviluppate rispetto alle altre varietà, e forse per questo è un po' meno apprezzato; il gene pinne corte è recessivo, pertanto si ottengono Plakat solo da due Plakat. La pinna anale è di forma trapezoidale. La caudale può essere simil-rettangolare nella forma Plakat Veiltail, con le membrane ridotte nella forma Plakat Crowntail, bilobata nella forma Plakat Doubletail o con un'apertura di 180° nella forma Plakat Halfmoon (una delle più ambite).





Betta Plakat Crowntail















Betta Plakat Doubletail














Betta Plakat Halfmoon









Betta Veiltail: è la forma più commerciale e famosa di Betta Splendens, la più venduta fino alla selezione dell' Halfmoon. Come dice il nome possiede le pinne "a velo", quindi lunghe e sottili, la caudale e l'anale sviluppate in particolar modo. Alla varietà Veiltail appartengono diverse sottocategorie, tra cui Spadetail, con una caudale simil-circolare che termina con una punta, e Roundtail, la cui caudale è rotonda.



Betta Veiltail






















Betta Spadetail

















Betta Roundtail











Betta Crowntail: scoperto e selezionato solo recentemente (anni 90), il Betta Crowntail ha affascinato da subito gli allevatori: ciò che di particolare possiede sta nelle membrane tra i raggi che sostengono le pinne. Esse sono infatti più corte rispetto ai raggi, dando al pesce un aspetto "spinoso", o "a corona", da qui il nome Crowntail. Esistono diversi gradi di riduzione delle membrane, e tanto più questo è accentuato più il CT viene considerato pregiato. Essendo il carattere CT codominante, esso seppur leggermente si manifesterà qualora l'accoppiamento avvenga tra un CT e un'altra varietà (nel caso dovesse accadere con un Veiltail, nasceranno dei Combtail, con una leggera riduzione delle membrane tra i raggi ma non accentuata come nei CT puri). Al genere CT appartengono diverse sottocategorie: abbiamo i CT double ray (con uno sdoppiamento dei raggi), i triple ray (con una ramificazione tripla dei raggi), i King CT (con un'intersezione tra di loro dei raggi).







Betta Crowntail
















Betta Crowntail Doubleray


















Betta King Crowntail











Betta Deltatail: il Betta Splendens Delta deve il suo nome alla forma della caudale, "a delta", con un'apertura molto ampia ma al di sotto dei 180°. A seconda del grado di ampiezza si distinguono in Delta e Superdelta. Da due betta Superdelta si possono ottenere dei Betta Halfmoon.







Betta Deltatail, con caudale ampia intorno ai 90°














Betta Superdelta, con ampiezza della caudale superiore ai 90° ma di poco inferirore ai 180°







Betta Halfmoon: una delle varietà più ricercate, apprezzate e selezionate, il Betta Splendens Halfmoon è caratterizzato da un'apertura della caudale di 180°; esiste una sottocategoria, l'over halfmoon, che manifesta un'ampiezza della pinna caudale di oltre 180°. Si tratta di una delle varietà più difficili da selezionare.




Betta Halfmoon





Betta Over Halfmoon, con un'apertura superiore ai 180°













Betta Doubletail: una delle varietà più particolari ed apprezzate di Betta Splendens, comporta una pinna caudale bilobata, con una separazione più o meno netta tra i due lobi; la particolarità coinvolge però anche la pinna dorsale, la quale è sviluppata tanto quanto l'anale. Vi sono DT con una caudale dall'apertura moderata come nel caso dei Delta, o maggiormente ampia come nel caso degli Halfmoon. Si tratta di un carattere che in condizione di eterozigosi dà origine ad un cosiddetto "Doubletail Geno", dalla caudale con un unico lobo ma la dorsale tipica dei DT, pertanto particolarmente sviluppata ed ampia. Da due DT Geno nasce un DT, mentre è preferibile non incrociare due DT puri in quanto la prole soffre di problemi genetici del nuoto.
      






Betta Doubletail: da notare la bilobazione della caudale e l'ampiezza insolita della dorsale. Nel DT Geno è presente solo la dorsale ampia.                                              








Betta Big Ears: le più recenti selezioni hanno dato alla luce una tipologia di Betta la cui perculiarità non coinvolge le pinne caudale e/o dorsali od anali, ma per la prima volta riguarda le pinne pettorali: il suo nome, infatti, tradotto testualmente significa "grandi orecchie", ed è proprio questo che caratterizza il Big Ears, ossia la presenza di pinne pettorali sviluppatissime. Viene fatto il paragone con le orecchie poichè esse si trovano immediatamente dietro gli opercoli, le "guance" del nostro Betta, come se fossero delle orecchie a sventola. Nonostante la particolarità e l'eleganza di questa varietà sono stati riscontrati problemi di nuoto degli esemplari, dovuti all'ingombro delle pinne pettorali che provocano fatica nel Betta, in quanto sono le pinne più utilizzate per il nuoto.




Uno splendido esemplare di Betta Big Ears Half-Moon.











Betta Rosetail/Feathertail: pesci selezionati molto recentemente e forse i più spettacolari di tutti, i Betta Rosetail e Feathertail sono pesci tra loro molto simili ma differenti: nel RT c'è una grandissima ramificazione della pinna caudale che raggiunge un'ampiezza a volte superiore ai 180° come negli Over HM. Questo gli conferisce l'aspetto di una caudale "a rosa". Si pensa vengano allevati soprattutto per avere degli HM, anche perchè già da piccolissimi mostrano un'apertura della caudale tipica degli HM. Nel caso dei Feathertail, invece, la ramificazione e l'ampiezza della caudale sono le stesse dei RT, con l'unica differenza che vi è una riduzione leggerissima della membrana tra i raggi, conferendogli l'aspetto di una serie di piume disposte le une accanto alle altre (feather=piuma). Nonostante la bellezza di questi esemplari, la selezione estrema della caudale gli conferisce problemi di nuoto a causa dell'eccessiva ramificazione, con conseguente apatia e malesseri; inoltre, si è notato che sono spesso soggetti a corrosione delle pinne ("finrot"), difficilmente curabili a causa delle varie pieghe tra le pinne in cui si annidano i batteri.




Betta Rosetail






Betta Feathertail










Principali colori: sono innumerevoli le combinazioni di colori e pattern nei Betta Splendens, e cosi com'è difficile ottenere una forma precisa nelle riproduzioni, è ancora più difficile sapere con certezza cosa uscirà dall'accoppiamento di determinati esemplari; si possono semplicemente delineare le linee più comuni e stabili, nonchè gli standard accettati nelle competizioni, delle varie colorazioni nei Betta. Facciamo intanto una distinzione tra due linee principali: quella a colori iridescenti (che comprende blu, bianco, turchese e rame) e quella che comprende i non iridescenti (che comprende giallo, arancio, rosso e nero). Accoppiando un Betta iridescente con uno non iridescente si rischia di produrre una prole con la livrea selvatica, dal corpo marrone scuro con dei riflessi bluastri e rossi sulle pinne. Tra le varie categorie di colori abbiamo:
Solid: sono pesci caratterizzati da un unico colore su tutto il corpo e le pinne, e non accettano sporcature e/o macchie di altri colori; tra questi distinguiamo:
- solid red
- solid black
- solid orange
- solid blue
- solid turquoise
- solid yellow
- solid green
- solid opaque (colore bianco intenso, senza alcuna sporcatura; N.B. da non confondere con gli albini, questa varietà non viene selezionata in quanto va incontro a cecità entro i primi mesi per poi avere vita breve).
Altri pattern: si tratta di pattern che non sono dati da un unico colore, molte volte seguono uno schema non preciso nel manifestarsi, talvolta smettono di manifestarsi dopo vari accoppiamenti o possono addirittura cambiare durante la vita del pesce. I principali sono:
- bicolor: sono pattern che prevedono solo due colori, generalmente uno sulle pinne e l'altro sul corpo, ma non sempre seguono questo schema; possono essere dark bicolor o light bicolor.
- butterfly: uno dei pattern più apprezzati, il butterfly prevede una colorazione unica del corpo e delle pinne fino alla parte terminale di queste ultime, le quali sono spesso chiare (bianche o trasparenti). Il corpo è generalmente scuro.


- marble: pattern che origina, dopo varie selezioni, il carattere Butterfly; è dato da un colore di sfondo e macchie di un altro colore; spesso le macchie e i colori cambiano durante la vita del pesce.










- multicolor: livrea data da più di tre colori (ad esempio un betta blu iridescente con sporcature rosse e sfumature verdi iridescenti).
- mustard gas: il pesce presenta il corpo scuro (blu o nero) con le pinne gialle.












- cellophane: particolarissima varietà di Betta in cui la livrea è data da corpo chiarissimo, quasi trasparente, con pinne trasparenti.











- copper: il pattern del copper è difficilmente definibile: si tratta di una livrea iridescente dai colori tendenti al marrone, al violaceo, al verdastro.












- gold: livrea bianco dorata, brillante.












- cambodian: il carattere cambodian determina un pesce con il corpo chiaro e le pinne generalmente rosse.









- dragon: nel caso del dragon, il corpo è sempre chiaro con le pinne rosse, ma il bianco del corpo deve essere brillante, quasi iridescente, come argentato.












- koi: il Betta koi presenta un corpo generalmente bianco, con macchie rosse e nere.









- armadillo: nome non esattamente convenzionale, è stato attribuito a Betta dalla livrea bicolore, col corpo blu intenso e le pinne rosso/bordeaux.














           Maschio o femmina?








Per chi è alle prime armi, non sempre è facile distinguere una femmina da un maschio Plakat, anche perchè certe volte ci troviamo nei negozi in una vasca di sole femmine un maschio messo assieme a loro perchè tranquillo o poco sviluppato. E cosi la presunta femmina che vorremmo far accoppiare con il nostro maschio in realtà ci fa il disastro, rovinandogli le pinne e litigando in continuazione. Un esempio è dato dalle foto sopra, in una delle due infatti c'è una femmina che potrebbe tranquillamente essere scambiata per maschio, ma quanti saprebbero dire qual è effettivamente la femmina? Sulla distinzione tra femmina e maschio PK si è sempre fatta un po' di confusione, ma esistono alcuni trucchi per aiutarci a distinguerli, e piano piano abituandoci riusciamo ad ovviare al problema in tutta serenità. La prima cosa da tenere in conto è la questione genitali: nel maschio i testicoli non sono visibili, ma nella femmina tra le pinne ventrali e la pinna anale c'è un piccolo puntino bianco prominente, l'ovodepositore, che è una garanzia QUASI certa che abbiamo a che fare con una femmina: è da li infatti che questa espelle le uova durante l'accoppiamento. Ma c'è un ma: innanzitutto non è visibile in tutte le femmine, e inoltre nei maschi molto ma molto giovani sempre nello stesso punto ci sono tre puntini bianchi molto ravvicinati tra di loro tali da sembrare un puntino unico come l'ovodepositore. Fortunatamente ci sono altri aspetti che possiamo considerare: tra questi c'è lo sviluppo delle pinne. E' infatti noto che i maschi hanno un pinnaggio più evidente, e questo si nota dalla caudale, leggermente più lunga, dalle ventrali, ben più sviluppate, ma soprattutto dall'anale: nella femmina questa ha una forma rettangolare, sempre della stessa lunghezza, mentre nel maschio invece assume una forma trapezoidale. Infatti se notiamo in senso cranio-caudale essa tende a diventare sempre più lunga ed inclinata.

Betta femmina: da notare la pinna anale di forma rettangolare ed il ventre più gonfio, mentre la curvatura sulla schiena è quasi assente.








Betta Plakat maschio: da notare la linea piatta del ventre e la gibbosità del dorso, le pinne maggiormente sviluppate ed in particolar modo le ventrali più lunghe e l'anale di forma trapezoidale.




Come anticipato dalle foto, un altro modo per riconoscere la femmina dal maschio è la linea del corpo: il maschio presenta una gibbosità lungo la linea dorsale, mentre il ventre rimane piatto; al contrario la femmina presenta il ventre più gonfio ed è più piatta lungo il dorso. Esistono casi particolari, in cui il maschio è poco sviluppato e sembra una femmina, cosi come la femmina è mascolinizzata, con pinne molto sviluppate (vedi foto accanto al titolo) e talvolta una lieve gibbosità. In questi casi aiuta vedere il loro atteggiamento per svariati minuti, magari ponendo uno specchietto accanto al pesce per vedere se va in parata (spalanca gli opercoli branchiali esibendo le branchie e gonfiando le pinne) o facendogli vedere una femmina per vedere la sua reazione, se anche in questo caso va in parata e magari costruisce un minimo di nido. Nel caso accada ciò, quasi certamente ci si trova di fronte ad un maschio; il quasi sta a indicare che, in casi più unici che rari, ci possiamo trovare di fronte a femmine che costruiscono il nido di bolle, vanno in parata e addirittura si prendono cura della prole (compito che solitamente spetta al maschio). Chiaramente è molto difficile che ciò accada, nel caso ci sia un dubbio cosi forte, soprattutto se si è poco esperti, si consiglia di portarsi su un esemplare dal sesso più chiaro per evitare incidenti.

L'acquario per Betta Splendens
Come detto nell'introduzione, ci sono parecchi pareri che affermano che i Betta stanno bene anche in poco spazio, pareri assolutamente da non seguire. E' caldamente consigliato allestire una vasca da 30 litri netti minimo per un solo esemplare maschio di Betta, meglio se anche 40l netti; per il trio è consigliabile invece un 60l netti (la coppia porta spesso a tragici epiloghi, in quanto la femmina essendo l'unica presente, viene tartassata dal maschio in continuazione, stressandola e portandola ad ammalarsi o peggio ancora a lasciarsi morire). La prima cosa da tenere in conto è che il Betta, seppur selezionato, non ha perso il suo carattere bellicoso, anzi: gli esemplari allevati in cattività tendono ad avere una maggiore aggressività. E' pertanto assolutamente vietato mettere due esemplari maschi nella stessa vasca, se non con litraggi di almeno  400l netti e molto piantumati; in questo modo si creeranno le varie gerarchie e le varie territorialità. Lo stesso accade per le femmine, seppur in grado minore: anche loro tendono a crearsi i loro rifugi, zone dell'acquario esclusivamente di loro proprietà, pertanto vanno messe in numero esiguo. E' ovvio a questo punto che chi punta ad un acqaurio colorato e con molti pesci (che quasi mai si riesce ad ottenere) deve rinunciare ai Betta.  Una volta gettate queste basi, possiamo partire con l'ideazione: intanto bisogna appurare che possiamo fornire l'acqua ideale ai nostri pesci. I valori che dobbiamo raggiungere e mantenere sono:
Ph: 6,8-7
Gh: 8
Kh:6
No2: 0
No3<10
Temperatura: 25-26°.
Per ottenere ciò dobbiamo comprarci dei test a reagenti, e misurare i valori dell'acqua di rubinetto, quasi sempre molto dura e basica; per poter abbassare le durezze sarà necessario usare oltre all'acqua di rubinetto anche quella d'osmosi, fino a che il kh non avrà raggiunto 6, in modo tale da poter gestire al meglio il ph. Per poterlo acidificare si possono usare foglie di ketapang (mandorlo indiano) o pignette di ontano, che oltre ad acidificare rilasciano tannini, acidi umici che giovano alla mucosa dei pesci e donano un aspetto molto naturale all'acquario. Una volta ottenuti questi parametri della vasca ed aver atteso un mese la maturazione, possiamo cominciare l'allestimento: intanto come accennato prima la vasca dovrà essere chiusa, e questo non solo per mantenere l'aria umida e proteggere il labirinto, ma anche per evitare che il Betta salti fuori dalla vasca (cosa che accade spesso, e avendo il coperchio possiamo evitare di trovarli per terra risparmiandogli una morte lenta e in agonia). Il fondo che useremo dovrà essere scuro dal momento che questi pesci prediligono acqua scura e vagamente ambrata, con poca luce che filtra; prima del fondo disporremo sul fondo dell'acquario del fondo fertile per le piante (rigorosamente vere!!) che andremo ad inserire già nei primi giorni di maturazione. Quindi, una volta posto il fondo fertile, la sabbia di fondo scura e le prime piante, faremo girare l'acquario per un mese a vuoto senza alcun pesce dentro, avendo cura di misurare i valori della vasca (soprattutto No2). Le piante che andremo ad inserire non saranno esigenti in termini di luce dal momento che preferiscono il buio: le varie cryptocoryne, vallisneria, anubias, limnophila sessiliflora, microsorum, muschi, cladophora e soprattutto tantissime galleggianti (la pistia stratioites è ottima), poichè è a queste ultime che i Betta faranno il loro nido di bolle. Sulla sabbia scura si potranno disporre le foglie di Ketapang e le pignette (con moderazione), e se il litraggio lo consente anche un bel legno che andrà accuratamente bollito per un'ora prima di essere inserito in acquario. Il layout è molto importante, le piante da primo piano come le cryptocotyne andranno inserite davanti, mentre piante come la vallisneria o il crinum thaianum andranno poste dietro per la loro altezza. Quanto più l'acquario sarà piantumato maggiore sarà il benessere che ne trarranno i pesci, soprattutto se vi saranno femmine: le piante infatti creano barriere visive che le proteggono in quanto possono nascondersi dal maschio. Non è inoltre da dimenticare che le piante assorbono le sostanze nocive (soprattutto le galleggianti), garantendo una migliore qualità della vita. Con questi accorgimenti ed un cambio quindicinale con acqua di rubinetto trattata con biocondizionatore e lasciata decantare per almeno 24ore insieme ad acqua d'osmosi garantiranno una vita migliore ai vostri Betta. Un altro fattore importante è dato dagli inquilini: non sempre chi inserisce un Betta vuole anche le femmine, magari si porta verso pesci da branco. E' importante sottolineare che gli inquilini vanno scelti in base al litraggio, al carattere e ai valori richiesti: cercare i compromessi non gioverà a nessuno dei pesci. Il classico abbinamento Betta-Paracheroidon innesi/axelrodi (i famosi "neon" e "cardinali") è del tutto sbagliato sia per un fatto di valori (i Neon vogliono un'acqua molto tenera ed acida) che per indole: è infatti noto che i Neon tendono a mordere le pinne dei Betta, rovinandole e stressandolo. Possibili accoppiamenti:
70l: Betta Splendens maschio con 5 Pangio Khulii e due femmine;
100l: Betta Splendens maschio con 7-8 Danio Erythromicron
150l: Betta Splendens maschio con tre femmine e 6-7 Danio
200l: Betta Splendens maschio con 5 femmine e 5 Pangio Khulii
>250l: Betta Splendens maschio con 7-8 femmine e una decina di Pangio Khulii oppure con quindicina di Danio.

possibile acquario per Betta in quanto a piantumazione: manca tuttavia il coperchio.









Alimentazione
Per la salute di tutti i pesci, Betta Splendens compreso, è necessaria un'alimentazione corretta e bilanciata: innanzitutto occorre chiedersi che cosa mangiano in natura i nostri pesci, se sono carnivori, onnivori, alghivori... nel caso dei Betta, si parla di pesci carnivori: ciò di cui si nutrono sono insetti, larve, piccoli organismi che si trovano nel loro habitat ma che in cattività vengono a mancare: e allora dobbiamo integrare noi. Esistono in commercio una serie di ottimi mangimi studiati per le varie specie di pesci, alcuni migliori di altri. I Betta purtroppo vanno a volte incontro a problemi di costipazione dovuti ad un'alimentazione sbagliata, pertanto bisogna prestare parecchia attenzione alla qualità ed alle quantità. Ciò che dobbiamo sempre ricordare è che per quanto ci sembrino sempre affamati ed alla ricerca di cibo, non dobbiamo sempre allungargli del cibo, in quanto è più dannoso che altro; sarebbe l'ideale somministrare 2-3 volte al giorno piccole quantità di cibo e di diverse tipologie. E' generalmente sconsigliabile il mangime in fiocchi in quanto spesso si riempe d'acqua e, oltre a perdere i nutrienti che contiene, gonfia l'intestino ai nostri pesci, causando problemi. Il formato migliore è il granulare, e soprattutto specifico per Betta (in commercio si trovano di diverse marche), cosi come larve essiccate e, ancor meglio di tutti, il cibo vivo: abbiamo una vasta scelta, tra artemie saline, daphnie e tubifex, larve di zanzare...l'importante è avere i dovuti accorgimenti riguardo la somministrazione ed informarsi se un certo tipo di cibo possa essere in qualche modo dannoso. Un altro argomento che ottiene pareri discordanti è la somministrazione di piselli sbucciati e sbollentati per evitare le costipazioni: è vero che favoriscono l motilità intestinale, ma essendo il loro apparato digerente predisposto alle proteine potrebbe causare problemi. E' più utile scegliere un giorno alla settimana in cui far digiunare il pesce per evitare blocchi intestinali; col digiuno infatti la motilità intestinale aumenta, aiutata anche dalla continua ricerca di cibo e dal movimento del pesce, favorendo la defecazione.

Riproduzione
Ecco l'aspetto più interessante ed incredibile che concerne questo pesce: il rituale dell'accoppiamento e la conseguente riproduzione. Innanzitutto il Betta Splendens è una specie di pesce che si riproduce per via ovipara, ma questo non avviene per semplice deposizione, e soprattutto non avviene in maniera casuale. Come prima cosa vediamo come si sviluppa il rituale dell'accoppiamento secondo natura: normalmente la riproduzione avviene durante la stagione delle piogge, quando il conseguente ingrossamento dei corsi d'acqua porta nuova fauna, e quindi, anche nuove femmine. Come già accennato l'accoppiamento non avviene tra esemplari "a random", ma solo tra quelli in cui si sviluppa una certa intesa: in poche parole, per quanto assurdo possa sembrare, secondo i gusti degli esemplari in questione. Se noi, in cattività, mettessimo un maschio di Betta con altre 5-6 femmine e ricreassimo le condizioni ideali per stimolarli alla riproduzione, lui sceglierebbe di corteggiare una determinata femmina in base a criteri da lui stesso scelti. Quindi è necessario che maschio e femmina si piacciano; per questo si consiglia, in acquario, di mettere un maschio con più di una femmina in modo da vedere le sue preferenze per poi stimolare quei due precisi riproduttori, affinchè l'accoppiamento avvenga nel modo più semplice ed indolore possibile (può capitare che se la femmina non è di gradimento questa venga morsa fino alla morte). Quindi, una volta che il maschio ha fatto la sua scelta, comincerà a costruire il famoso nido di bolle: questi altro non è che saliva del Betta che, una volta impastata a dovere, viene depositata sotto forma di bolla in un determinato punto (generalmente ancorato ad una pianta galleggiante) e, bolla dopo bolla, si viene a formare un corpo compatto e schiumoso.


nido di bolle








Successivamente, comincerà l'opera di corteggiamento: questa consiste nella parata del maschio, ossia nell'apertura degli opercoli branchiali (le "guance" del Betta) scoprendo le branchie e nel gonfiare le pinne, aprendole al massimo e mostrando i colori più belli e brillanti. Potendo fare un paragone, è l'equivalente della ruota del pavone. Una volta in parata, il Betta farà la spola tra la femmina e il nido, passandole attorno al massimo del suo splendore, cercando di attirarla verso il nido facendosi seguire; questo non sempre accadrà, poichè la femmina potrebbe non sentirsi pronta, avere poche uova o non averne o ancora,potrebbe non piacerle in maschio. Qualora la femmina non lo seguisse, il maschio potrebbe diventare violento, mordendola ripetutamente per tentare di convincerla; ciò in natura non è un problema, esistono tantissimi nascondigli per una femmina, e l'acqua torbida aiuta, senza contare che ci sono altre femmine con cui dividersi le attenzioni del maschio. Ma soprattutto la quantità d'acqua è nettamente maggiore (ricordiamoci che stiamo parlando di veri e propri corsi d'acqua nella stagione delle piogge). In acquario però le cose sono diverse: il litraggio è più esiguo, le femmine scarseggiano e soprattutto, per quanti nascondigli possano esserci, questi potrebbero non essere sufficienti. Si consiglia pertanto nel caso il maschio dovesse essere troppo aggressivo di togliere la femmina.


Betta in parata: da notare la membrana branchiale nera scoperta, opercoli sollevati e pinne aperte e ben distese, per sembrare più grande e colorato.









altro Betta in parata: la membrana branchiale rosse, detta anche barba, è lasciata scoperta. La parata non è attuata solo durante il corteggiamento, ma anche come minaccia nei confronti di altri pesci, del proprio riflesso e, soprattutto, nei confronti di altri maschi.












altro Betta in parata: in questo caso si vedono molto bene gli opercoli sollevati col la membrana branchiale trasparente.









Se la femmina non dovesse accettare il corteggiamento, dopo diversi giorni il maschio desisterà, lasciando a sè stesso il nido di bolle vuoto che piano piano si disgregherà. Ma se la femmina dovesse cedere alle parate del maschio, e se questa dovesse essere effettivamente pronta e piena di uova, allora comincerà l'accoppiamento vero e proprio, chiamato abbraccio. Il maschio si mostra disponibile facendo il nido e andando in parata, ma la femmina come fa a segnalare la sua disponibilità? Con la livrea. Nelle femmine dal colore scuro è possibile notare, come segno di sottomissione, delle bande verticali chiare; in questo modo il maschio saprà che la femmina è pronta all'abbraccio. Nelle femmine dal corpo chiaro questo non è riscontrabile.



Betta femmine pronte all'accoppiamento; nella fase di sottomissione l'ovodepositore diventerà più evidente.





Ora la parte più interessante, quella dell'abbraccio: dopo i vari corteggiamenti, che siano bruschi o meno, ecco che i movimenti si fanno più sinuosi, più dolci, più delicati. E' arrivato il momento dell'accoppiamento vero e proprio. Vedremo il maschio girare intorno alle femmina sotto il nido, lei seguirlo, per nuotare affiancati, e girare l'uno vicino all'altra finchè il corpo del maschio si avvolgerà intorno a quello della femmina, capovolgendola; i primi abbracci saranno sicuramente impacciati, e senza uova, ma è del tutto normale, cosi come quando sciolto l'abbraccio la femmina sembrerà morta, coricata di lato, anche se in realtà è uno stato di trance temporaneo. A volte la questa non sarà abbracciata come si deve, sgusciando dalla presa del maschio, e dopo alcune ore, dopo che gli abbracci saranno più frequenti e meglio eseguiti, si vedranno le prime uova: per chi è più esperto, si nota quando la femmina è in procinto di rilasciare le uova, poichè l'ovodepositore diventa molto grande e prominente. Una volta che le uova cominceranno a cadere il maschio le recupererà tutte, prendendole in bocca e sistemandole nel nido: in questa fase delicatissima la femmina può aiutare il maschio oppure può capitare che le mangi (a volte capita che lo faccia anche il maschio, specie se inesperto). Questa fase durerà diverse ore, ad ogni abbraccio con espulsione di uova il maschio feconderà le uova con l'emissione di sperma dai testicoli, dopodichè cercherà in lungo ed in largo uova che gli sono sfuggite, recuperandole e sistemandole. Quando la femmina avrà terminato le uova sarà cacciata furiosamente dal maschio a furia di morsi e testate: è servita al suo scopo, ma ora è diventata un pericolo per il nido.


abbraccio sotto il nido di bolle; notare la femmina capovolta che rilascia le uova affinchè il maschio possa fecondarle.







Vedremo il nostro Betta prendersi cura incessantemente del nido, giorno e notte, spostandolo se la sistemazioni non gli sembra più adeguata, cambiando di posto le uova, mangiando quelle che non sono fecondate o che sono ammuffite (se un uovo ammuffito dovesse essere lasciato nel nido, intaccherebbe tutte le altre uova causando la morte di tutta la nidiata). Durante queste cure parentali potrebbe anche rifiutare il cibo e diventa estremamente protettivo, a tal punto da scacciare anche piccole lumachine che vengono da lui considerate una minaccia per i suoi piccoli. In natura la schiusa avviene dopo circa 36 ore grazie alle condizioni idonee, ma in cattività potrebbe volerci di più; con la schiusa i piccoli saranno appena visibili appesi al nido, con le codine rivolte verso il basso: è la fase del nuoto verticale. In questa fase il padre avrà cura di recuperare i piccoli che cadono dal nido dal momento che non sanno nuotare, prendendoli in bocca e risputandoli nel nido, al sicuro. Questo sarà il suo compito principale dalla schiusa al passaggio al nuoto orizzontale, ossia quando i piccoli avranno imparato a nuotare dopo aver assorbito tutto il sacco vitellino che li appesantiva; ciò può accadere in uno, due o anche quattro giorni. Una volta che avranno imparato a nuotare il padre avrà assolto al suo compito, non curandosi più di loro e, anzi, cominciando a predarli poichè non li riconosce più come suoi figli.





nido di bolle con uova (le palline bianche) dall'ultimo accoppiamento dei miei Betta.














avannotti di Betta appesi al nido: fase di nuoto verticale, si possono intravedere le piccolissime codine.








padre di Betta che si occupa dei piccoli, ancora incapaci di nuotare.









avannotti di Betta passati al nuoto orizzontale ed in grado di nuotare.









Ora, quello descritto è un accoppiamento secondo natura, quindi niente forzature nè isolamenti; come può capitare nel loro habitat tra esemplari selvatici può capitare anche da noi in un acquario allestito con altri pesci, seppur più raramente. Nel caso volessimo tentare una riproduzione, come fare? Ci sono diverse scuole di pensiero, ad esempio gli allevatori selezionano i riproduttori più promettenti e li preparano alla riproduzione in una vaschetta di esiguo litraggio (circa 15-20l) con qualche potatura, solo loro 2. Alcuni facilitano la formazione del nido di bolle fornendo un pezzettino di polistirolo a cui il maschio àncora le bollicine. Altri preferiscono lasciarli in una vasca allestita, già matura, magari con altri pesci (sempre che non disturbino tutto il rituale, alcuni Betta non accettano la presenza di altri inquilini durante la riproduzione). Io personalmente preferisco la vasca allestita, senza forzature in modo che avvenga tutto naturale, quando se la sentono e lascio che la natura faccia il suo corso per poi "salvare" gli avannotti. Ma prendiamo in esame entrambe le tecniche:
 - accoppiamento in vaschetta di riproduzione
Per poter realizzare questo tipo di riproduzione occorre innanzitutto selezionare due esemplari abbastanza giovani (l'età ideale è tra i 6 e gli 11 mesi, dopo l'anno diventano spesso troppo aggressivi mentre prima dei sei mesi non sono abbastanza pronti), che non presentino alcun segno di patologia, che abbiano appetito e siano attivi. Generalmente un maschio si dimostra pronto quando comincia a fare il nido "a vuoto", senza aver visto la femmina. Questa andrebbe messa a vista col maschio per 5-10minuti al giorno per stimolarla a produrre uova, il tempo deve comunque essere esiguo o lei si abituerà, compromettendo la riproduzione. Prima di essere messi insieme andranno nutriti abbondantemente e con cibo proteico, specialmente vivo, dopodichè la femmina andrà messa in questa vaschetta munita di filtrino ad aria, o anche senza, con qualche potatura di pianta (ceratophyllum, pistia, limnobium ecc..). La si inserisce lasciandola ambientare per un paio di giorni, dopo che avrà mostrato il ventre bello gonfio di uova, alzando di un grado al giorno la T fino a portarla a 29; contemporaneamente si farà questo anche col maschio; fatto ciò si inserirà anche il maschio, avendo cura di proteggere la femmina con un pannello in plexiglass posto a metà acquario in modo da tenerli a vista ma separati, oppure una bottiglia di plastica tagliata in cui inserire la femmina. Vedremo quindi il maschio creare il nido e fare la spola, fino a che non vedremo le famose bande verticali e/o che tenta di seguire il maschio. A luci spente potremo liberarla in modo che sia meno violento l'incontro e il mattino dopo dovrebbero accoppiarsi; come vedete si tratta di uno schema piuttosto preciso che non sempre viene seguito, il maschio potrebbe essere troppo violento con la femmina o viceversa pertanto andrebbero separati, oppure il maschio e/o la femmina potrebbero mangiare le uova, compromettendo la riproduzione. E' importante sottolineare che i valori devono essere quelli adatti per i Betta, avendo magari l'accortezza di tenere un ph leggermente acido (6.8) per una maggiore schiusa delle uova. Una volta terminate le uova, la femmina verrà scacciata furiosamente dal maschio pertanto andrà tolta, cosi come una volta che i piccoli saranno passati al nuoto orizzontale anche il maschio andrà rimosso. Chiunque voglia cimentarsi nella riproduzione è necessario che sappia che occorre molta pazienza nella somministrazione del cibo vivo per i piccoli, ma occorre anche molto spazio: le nidiate possono essere anche di 200 avannotti, e sebbene all'inizio stiano tutti insieme e alcuni possano morire (è del tutto normale perchè magari inadatti alla vita), poi potreste trovarvi con un centinaio di pesciolini dal carattere bellicoso che litigano. Le femmine possono anche essere tenute tutte insieme (tenendo conto del rapporto numero di pesci/litraggio), ma i maschi necessiteranno, intorno ai 2-3 mesi, di una vaschetta per ogni singolo Betta. Quindi prima di pensare alla riproduzione è bene riflettere su ciò che essa comporta, anche perchè poi non potranno vivere in vaschette da 2l per il resto della loro vita, quindi presumibilmente andranno dati via, e difficilmente i negozianti li accettano.

un esempio di vaschetta allestita apposta per la riproduzione









 - riproduzione in acquario allestito e/o di comunità
E' la riproduzione più affascinante, in cui si nota il comportamento più naturale possibile dei pesci che teniamo: possiamo tentarla di proposito rimuovendo inquilini fastidiosi come femmine o altri pesciolini e alzando progressivamente la temperatura, oppure lasciar fare alla natura il suo corso. Può capitare che nonostante la presenza di "intrusi" i nostri Betta tentino comunque proteggendo entrambi il nido, cosi come con una temperatura più bassa, sui 26°, siano lo stesso stimolati. E' chiaro che con parametri diversi anche i tempi saranno diversi: mentre a 29° la schiusa avviene circa in 36 ore, a 26 potrebbero volerci due giorni o poco più, cosi come per il riassorbimento del sacco vitellino. Dopo l'accoppiamento è importante proteggere la femmina, isolandola magari, oppure se è ben allestito e ricco di piante la si lascia in acquario. Una volta però che i piccoli saranno passati al nuoto orizzontale non li si può lasciarla nell'acquario di comunità, ma occorrerà spostarli: nonostante possano nascondersi molto bene, è difficile che riescano a nutrirsi adeguatamente con i microrganismi presenti tra le piante. Pertanto con molta delicatezza sarà bene spostarli in una vaschetta adatta al loro numero (200 avannotti sarebbe meglio tenerli in una cinquantina di litri in modo che possano crescere bene almeno per il primo mese).
 - La crescita degli avannotti
Nella vaschetta sarà bene non mettere filtri per i primi giorni, ed il primo cambio d'acqua andrà fatto dopo la prima settimana: questo perchè sono molto delicati e continui stress potrebbero causarne la morte. Importantissimo sarà sifonare dal fondo i resti degli avannotti morti e altri piccoli rifiuti; qualche piantina galleggiante aiuterebbe a filtrare l'acqua, purchè vi sia un minimo di luce che non la faccia marcire. La temperatura andrà tenuta a 29° per le prima due settimane, dopodichè la si farà scendere di un °C ogni 3-4 giorni per non causare sbalzi fino ai 26°. Dopo la prima settimana si potranno cominciare piccoli cambi ogni 4-5 giorni con acqua già matura (magari presa dall'acquario grande) e rigorosamente alla stessa temperatura; è importantissimo introdurre l'acqua nuova con estrema delicatezza, poichè la corrente potrebbe anche uccidere i piccoli. I cambi d'acqua sono importanti non solo per eliminare potenziali sostanze nocive, ma anche per l'armoniosa crescita dei piccoli: i più grandi e forti, i cosiddetti dominanti, rilasciano ogni giorno un certo quantitativo di ormoni che impediscono la crescita dei fratellini. Quindi i cambi d'acqua riducono la quantità di questi ormoni favorendo lo sviluppo anche dei più piccoli e deboli. Importante è anche munirsi di termoriscaldatore e termometro per verificare che la temperatura sia corretta. Ma la domanda più importante è: cosa mangiano? Sono decisamente troppo piccoli per il cibo granulare, quindi dovremo nutrirli noi col cibo vivo: ma non daphnie o tubifex, bensì con anguillole e naupli di artemia salina. Da quando passano al nuoto orizzontale per i primi 5 giorni è bene usare le anguillole dell'aceto, abbastanza piccole per essere mangiate: sono molto semplici da allevare, e abbastanza proteiche.
 - Allevare Anguillole dell'aceto (Turbatrix Acetii)
Sarà sufficiente munirsi di una bottiglia che termina con un collo ampio, riempirla fino a circa 3/4 con metà aceto di mele e metà acqua, inserire alcuni pezzettini di mela e versarci gli inoculi di anguillole. Al momento di prelevarle basterà inerire nel collo, al di sopra della mistura di acqua e aceto delle lana perlon (quella per i filtri), sigillando bene il collo in modo che non risalga l'aceto; dopodichè si aggiungerà un po' di acqua di rubinetto o di bottiglia e dopo un paio d'ore le anguillole saranno risalite attraverso la lana nell'acqua pulita pronte per essere somminstrate senza essere sciacquate. Prelevate con una siringa, vanno date 5-6 volte al giorno in quantità proporzionata al numero di avannotti.




allevamento di anguillole dell'aceto (Turbatrix Acetii)






















Anguillole dell'aceto







 - Allevare Nauplii di Artemia Salina
Dopo i 5 giorni di vita è opportuno cominciare con i Naupli di Artemia Salina, molto proteici e indispensabili per lo sviluppo degli avannotti; perchè mantengano il loro alto tasso di proteine è necessario però che siano appena schiusi dalle cisti, che si possono acquistare un po' ovunque. I Naupli liofilizzati o in granuli, per quanto piccoli siano, non verranno mangiati dai pesci, è consigliabile quindi procurarsi le cisti. Per poterle schiudere sarà necessaria una scatolina di plastica anche di due-tre litri, in cui versare acqua osmosi e sale non iodato tale da raggiungere una salinità di 30-35 per mille (30-35g di sale per litro d'acqua). La vaschetta sarebbe meglio chiuderla per evitare quanto più possibile l'evaporazione dell'acqua con conseguente innalzamento della salinità; inserire l'areatore con pietra porosa e dopo circa 48 ore le primi cisti si schiuderanno. Questo dipenderà anche dalla temperatura, se a 25° o superiore la velocità di schiusa sarà elevata, al di sotto dei 25° inferiore e a 18° quasi nulla. Una volta nati, i naupli andranno prelevati: essendo attratti dalla luce, puntando una piccola torcia in un punto, potremo notare i naupli che nuotano fino alla fonte luminosa. Una volta raggruppatisi sarà sufficiente prelevarli di volta in volta con una siringa e setacciarli: questo è fondamentale poichè essendo d'acqua salata non è bene introdurre sali nell'acqua degli avannotti. Per poter setacciare esistono i setaccini appositi oppure lo si può fare con una calza da donna a maglia fine, in modo da lasciar cadere le uova, dannose per gli avannotti, e lasciando i naupli. Questi, una volta posti nel setaccino, andranno sciacquati con acqua dolce e prelevati sempre con una siringa con dentro un po' d'acqua dolce per poi essere somministrati agli avannotti circa 4 volte al giorno. Un chiaro segno che gli avannotti hanno mangiato abbastanza è la pancia arancione, segno della presenza di parecchi naupli all'interno; sarebbe opportuno che avessero sempre la pancia di questo colore, ma non bisogna comunque esagerare con le dosi.



vaschetta per schiudere le cisti










Nauplio di Artemia Salina.






Raggiunte le 5-6 settimane si può cominciare lo svezzamento: sarebbe consigliabile cominciare ad alternare ai naupli il cibo surgelato, come l'artemia (in modo da mantenere lo stesso gusto), cosi da abituarli a mangiare anche ciò che "non si muove". E' preferibile cominciare a somministrare l'artemia surgelata alla mattina, quando sono più affamati e meno schizzinosi. Col tempo cominceranno a mangiarla tranquillamente. Lo stesso andrà fatto col granulare; intorno al 3° mese si potrà passare gradualmente alla dieta di un pesce adulto.




avannotto di circa 3 settimane










avannotto di circa 4 settimane










avannotto di  mesi





Malattie
Come tutti i pesci d'acquario, anche il Betta Splendens è soggetto a malattie, alcune più di altre. Le principali malattie che possono colpirlo sono:
 - icthyo / ictiofiriasi: detta anche "malattia dei puntini bianchi", è una delle malattie più diffuse in acquario. Si manifesta con la presenza di minuscoli puntini bianchi sparsi sul corpo e sulle pinne; è dovuta a sbalzi di temperatura. E' una malattia facilmente curabile, ma se trascurata può portare alla morte del pesce, inoltre è molto contagiosa. La cura nei primi stadi consiste nella termoterapia, ossia alzare la temperatura fino a 28-29° non troppo bruscamente, in modo da terminare il ciclo del parassita (questo a temperature elevate si stacca dalla mucosa del pesce). Se la malattia dovesse però essere in stadio avanzato è consigliabile innanzitutto isolare il pesce, per poi trattarlo con blu di metilene o farmaci commerciali appositi ("Faunamor").
 - corrosione delle pinne: data la lunghezza e maestosità delle pinne nei Betta Splendens, questa è una delle malattia più comuni, se non effettivamente la più diffusa. Come nel caso dell'Ichtyo, la tempestività è la migliore medicina: agli stadi iniziali, quindi con bordi sfilacciati, e piccoli buchini o piccoli pezzi di pinna che si staccano è opportuno isolare il pesce in tutta tranquillità e fargli un bagno di sale prolungato: il trattamento dura 3 giorni, si usa sale grosso non iodato e si immettono 6g/l di sale quando il pesce è già dentro. In questo modo il sale sciogliendosi gradualmente permette al pesce di abituarsi senza avere shock osmotici. Il secondo giorno si inseriscono altri 2g/l senza cambi d'acqua e il terzo giorno altri 2g, in modo da arrivare a 10g/l. In questi 3 giorni il pesce dovrà digiunare. Al momento di togliere l'acqua salata, si effettueranno piccoli cambi parziali nel giro di qualche ora buttando via l'acqua salata e aggiungendone dell'acquario fino ad aver cambiato il 100% dell'acqua. Tenerlo ancora isolato qualche giorno in  tranquillità con foglie di ketapang, buon cibo e acqua pulita con valori idonei aiuta molto, cosi come la somministrazione di vitamine, reperibili in vari negozi di acquariofilia. Se la malattia dovesse peggiorare, procedere con blu di metilene.La ricrescita delle pinne si manifesta con una membrana trasparente al termine di queste che cresce lentamente e riprende a pigmentarsi. Le cause sono da ricercarsi in acqua non idonea o non pulita, inquilini stressanti o ferite (è bene controllare che nessuno degli inquilini morda le pinne al Betta).

un esempio di corrosione delle pinne.









 - malattia colonnare: malattia causata dal Flexibacter Columnaris, questa malattia si imputa ad uno stato di salute già di per sè precario del pesce e cattive condizioni di allevamento; si manifesta con la chiusura delle pinne e conseguente rapida corrosione, corrosione della bocca e perdita delle squame. Agire con tempestività con medicinali quali blu di metilene.
 - idropisia: una malattia molto grave che colpisce tutti i pesci indistintamente, se allevati in cattive condizioni, e che porta quasi sicuramente alla loro morte. E' una malattia subdola che si manifesta con certezza solo in fase terminale quando ormai le speranze sono poche. E' causata da un accumulo di liquido nella cavità addominale, andando a compromettere le funzionalità di reni, fegato e cuore. Il pesce si dimostra apatico, gonfio, inappetente, non reagisce agli stimoli e spesso si accompagna a corrosione delle pinne ed esoftalmo (occhi gonfi e fuori dalle orbite). Lo stadio terminale si manifesta con il sollevamento delle squame a livello addominale e dorsale, quando la malattia è ormai progredita di molto. La cura, fatta il più tempestivamente possibile, va fatta con Ambramicina, una compressa da 250mg per 20l netti d'acqua con areatore acceso (è importante sottolineare che mentre nella cura col sale l'areatore non serve con le cure tramite medicinali è fondamentale o il pesce potrebbe cadere in ipossia). Anche se il pesce sopravvive, ci sono diverse possibilità che gli organi siano comunque compromessi o che si ammali con più facilità.



un pesce colpito da idropisia: da notare le squame sollevate che ne conferiscono l'aspetto di una pigna e gli occhi gonfi (esoftalmo).






 - flagellati intestinali: sono causati da parassiti che normalmente convivono nell'intestino dei nostri pesci ma al primo segno di debilitazione possono diventare patogeni: causano apatia, gonfiore addominale e dimagrimento, a volte curvatura della spina dorsale con conseguente gibbosità e feci chiare, lunghissime e filamentose. Si può curare con metronidazolo e con una dieta più attenta.



un Guppy (Poecilia Reticulata) colpito da flagellati intestinali.







 - oodinium: viene detta anche malattia del velluto a causa della sua sintomatologia, che comprende un'ipersecrezione mucosa prodotta dal pesce stesso, la quale genera una patina giallognola sul corpo del pesce. Inoltre potrebbero manifestarsi puntini bianchi simili all'Ichtyo sulle pinne e respirazione accelerata. Il trattamento comprende un'innalzamento della temperatura intorno ai 29° e un bagno di sale prolungato oppure un trattamento con medicinali specifici contro Oodinium con areatore.

Queste sono solo alcune delle malattie che possono colpire i nostri Betta; per la loro salute è opportuno garantire sempre un'acqua pulita con valori misurati almeno una volta a settimana e adeguatamente corretti. Inoltre, introdurre nuovi pesci solo dopo la quarantena di circa 3 settimane in una vaschetta a parte per verificare se vi siano segni di altre malattie; altrettanto fondamentale è controllare i nostri pesci, che abbiano un comportamento normale, nè troppo apatico nè troppo agitato, o che non manifestino segni come respirazione accelerata, nuoto in verticale o a scatti, pinne corrose o morsicate, esoftlalmo, che abbiano appetito e defechino. Purtroppo i veterinari ittiopatologhi sono davvero pochi, perciò dovremo improvvisarci noi veterinari e capire se il nostro pesce ha qualcosa che non va e come poterlo aiutare.